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Ritrovamenti archeologici

Cantù, via Fossano

Durante la costruzione di un'abitazione, nel 1934 si rinvenne una tomba a cremazione a cassetta in lastre di serizzo databile alla prima età del ferro (prima metà del VI sec. a.C.) e contenente l’urna cineraria, una ciotola coperchio e un bicchiere in ceramica, oltre ad un boccale situliforme monoansato ed una coppa a basso piede che risultano dispersi.

Cantù, loc. imprecisata

L'Annoni illustra e descrive degli oggetti in bronzo, rinvenuti prima del 1835 nel territorio di Cantù databili al V sec. a.C. (due anelli, una perla bitroncoconica cava, due fibule, e frammenti di altre fibule, due dischetti), oltre a dodici monete romane, una lucerna e frammenti di altri vasi.

Cantù, chiesa di S. Antoni(n)o

Frammento di epigrafe estratto dalla parete del coro e portato a Como, nella casa della contessa Giuseppina Giovio Dattili.

Cantù’, Galliano, cascina Bissé

Nel 1868, coltivando un vigneto, venne alla luce una necropoli a cremazione d’età romana: i fittili furono distrutti, mentre gli oggetti di bronzo e di ferro furono donati ad un fabbro. Nel 1877 Alfonso Garovaglio, assistendo a lavori di campagna, raccolse molti cocci di vasi romani. Nel 1878, nel fondo Beretta, un contadino mise in luce un dolio, posto nella nuda terra, coperto da un embrice e circondato da ciottoli; all'interno del dolio vi era una coppetta in ceramica a pareti sottili.

Cantù, Galliano

Dall’area della chiesa e del battistero provengono alcuni monumenti epigrafici d’età romana, ancora esistenti:
grande ara in serizzo alle Matrone;  altra ara in serizzo alle Matrone e alle Adganae; due are in serizzo a Giove, una delle quali, datata al IV sec. d.C. e ora conservata a Desio, reca inciso nella parte superiore un fulmine; due piccole are in granito a Mercurio.
Non sono invece rintracciabili un’iscrizione per Firmina, una per Marcello, una a Diana, due frammentarie, alcuni laterizi bollati.
Numerose sono anche le epigrafi d’età altomedievale:
lapide funeraria di Maria e di Valeria, di Giustiniano, del diacono Savino, del presbitero Ecclesio, del presbitero Adeodato, di Odelberto e di Manfredo conservate a Milano; frammento di epigrafe a Costanzio dia(cono?) e altri frammenti; iscrizione commemorativa della dedicazione della chiesa di Ariberto del 1007. Ricordiamo anche i due mattoni funerari di Ecclesio e Savino.
Nelle strutture della chiesa sono presenti materiali di reimpiego d’età romana e altomedievale: lastroni parallelepipedi di serizzo, parte di una recinzione, forse funeraria; rocchio di colonna scanalata in marmo; capitello monoblocco dell'altare, decorato da foglie angolari (fine VII-VIII sec. d.C.); lastra con chrismon e colombe affrontate (fine VI-VII sec. d.C.); quattro capitelli di età carolingia reimpiegati nella cripta. 
Durante i restauri degli anni ’30 si rinvennero, nell'area absidale, alcuni elementi bronzei di catena; sul sagrato della chiesa, nel 1979, si rinvenne un piano formato da sei tegoloni romani, interpretato come pavimentazione di una tomba romana a cassetta o alla cappuccina
Gli scavi stratigrafici eseguiti nel 1981 sotto la navata centrale della chiesa hanno evidenziato quattro sequenze, la prima delle quali antecedente alla costruzione dell'edificio di culto, la seconda vede la costruzione della prima chiesa (V sec. d.C.); nella terza ci fu una ricostruzione parziale della chiesa e infine alla quarta si data l'intervento di Ariberto da Intimiano. Una delle tombe rinvenute presentava come copertura una stele funeraria in serizzo con iscrizione databile dopo il II sec. d.C. Tra i reperti ricordiamo due denari in argento dell’imperatore Ludovico II e uno spillone in bronzo.
Nel 1982 si sono praticate alcune trincee esterne, ortogonali al perimetrale nord della chiesa: una ha messo in evidenza una tomba di forma antropoide che copriva una fondazione in muratura, composta da grossi ciottoli; un’altra ha restituito diversi frammenti databili dal V sec. a.C. all’età romana, uno spillone in bronzo e frammenti di una lampada vitrea d’età altomedievale.

Infine, nel 1999 uno scavo all’interno del battistero ha evidenziato una sequenza di 4 fasi storiche, dall’età romana al XIX secolo.

 

Cantù chiesa di S. Paolo

Nel 1986, asportando la pavimentazione, emersero venti strutture tombali a inumazione, di cui 4 in laterizi e 16 in pietre, tutte già manomesse in precedenza e databili a partire dall’età medievale. Si individuarono anche due cripte con accenno di copertura a volta, utilizzate come ossari e databili all’epoca post-medievale.
Sotto la navata centrale si trovarono i resti della prima chiesa e alcuni frammenti di pavimentazione a mosaico ad essa riferibili.
Si recuperarono, durante lo scavo, una medaglietta devozionale, un’applique con S. Rocco e una catenina in bronzo, oltre a un disco in ferro.

Figino serenza

Dal paese provengono alcuni monumenti epigrafici: piccola ara votiva ad Ercole, vista nel 1834 dall'Annoni a Mariano, dove venne portata circa due secoli prima da Figino; due urnette; un monumento epigrafico con raffigurazione del genio alato, visto dall'Annoni nella piazza antistante la Chiesa; iscrizione su rozza pietra.

Figino serenza, loc. imprecisata

Al Museo di Como vennero donati, alla fine dell’Ottocento, tre vasi in ceramica e una bottiglia in vetro rinvenuti a Figino senza ulteriori specificazioni sul loro ritrovamento. Quasi certamente provengono da contesti funerari.

Figino serenza, chiesa di S. Materno

Nel 1986, durante un intervento di ripristino della chiesa, sotto il pavimento sono venuti in luce i resti di un precedente edificio sacro altomedievale, ad aula unica, costruito in ciottoli e malta; annessa a tale primitiva chiesa si è rinvenuta una zona cimiteriale rimasta in uso per lungo tempo, come attestato dalle diverse tipologie tombali, singole e a fossa comune.

Novedrate, via Mariano

Nel 1993, lungo la scarpata di rettifica del tratto stradale, davanti al cimitero, si è recuperata una tomba a cremazione a cassetta quadrangolare formata da tegoloni piani in terracotta, parzialmente distrutta dalla ruspa, databile al I sec. d.C.
Il corredo era composto da alcuni recipienti in ceramica (un’anforetta, un piatto in terra sigillata nord-italica, tre ollette, una delle quali è decorata da linee ondulate, un’altra da file di puntini incisi, un vasetto e un bicchiere “a pareti sottili”, due ciotoline) e da alcuni oggetti legati alla cura del corpo (due balsamari fittili, uno specchio in lega d’argento e un piccolo rasoio in ferro). I materiali sono esposti al Museo di Como.

Lentate sul Seveso, fraz. Birago, villa Raimondi

Fronte di sarcofago romano in granito con iscrizione funeraria.

Meda

Costruendo un argine per la ferrovia fra Meda e S. Pietro fu scoperta nel 1900 una tomba a cremazione in lastre di pietra databile al  I sec. a.C., contenente un grande recipiente in ceramica con coperchio entro il quale si rinvennero tre monete in bronzo, un falcetto e un anello in ferro. Il restante corredo era composto da due vasi a trottola, due piatti, due bicchieri a pisside, un’olletta e un piccolo vasetto, oltre ad “un pezzo d’argilla che sembra una fusaiola, ma non è forato”.

Seveso, via s. martino

Nel 1906 scavando presso la casa del sig. Pietro Meroni, si trovarono due tombe a cremazione d’età romana entro urna in ceramica contenenti oggetti di corredo in ceramica (bottiglie e lucerne) e in ferro.
Nello stesso periodo, durante i lavori nel rustico dello stesso sig. Meroni, venne scoperta una tomba ad inumazione in muratura, coperta da una lastra di pietra.

Seveso

Costruendo la casa della famiglia Pini in via S. Giuseppe si trovò una tomba con “ampolle, e due lucernette, tutte in terra-cotta”.
Nel 1913 sulla strada per Meda, si scoprì un’urna in pietra coperta da una lastra contenente un grande piatto e sei bottiglie in vetro, “un vaso in rame lavorato a forma di conchiglia ed una lucernetta di terra-cotta”.

Seveso

Nel 1895, abbattendo la torre campanaria, emersero alcune are in serizzo: una era dedicata alla Vittoria, un’altra a Mercurio. Altre tre, frammentarie, non sono state decifrate.

Seveso, loc. S. Pietro

Durante i lavori per la sistemazione della fabbrica Marzorati, nel 1922 e nel 1927, si rinvennero diversi materiali databili alla seconda età del Ferro, presumibilmente provenienti da tombe; dalla stessa località erano già venuti in luce altri reperti. Si tratta di vari fittili (un vaso a trottola, una coppa carenata, un’olletta ansata, un bicchiere a pisside, un vasetto globulare, due ciotole) e una fibula a sanguisuga in bronzo del V-IV sec. a.C.

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